LameziaWeb
   
 
 
 
 
Guardie mediche da rimodulare
  Stampa Invia ad un amico Commenta nel Forum Articolo Letto 4218 volte  
 
FALERNA - Su iniziativa del sindaco di Motta Santa Lucia Amedeo Colacino, nella sala polifunzionale comunale si è tenuto un incontro con il commissario dell'Asp di Catanzaro Gerardo Mancuso che ha illustrato le ipotesi di riorganizzazione delle guardie mediche in provincia di Catanzaro. Un incontro «costruttivo», dice Colacino, a cui hanno preso parte, oltre a tanti sindaci dell'entroterra, il presidente della Comunità montana, Renato Mascaro, rappresentanti del Sindacato autonomo medici italiani (Snami) e di categoria. Molto atteso naturalmente l'intervento del commissario dell'Asp Mancuso ha garantito che nessuna scelta verrà adottata senza informare prima il territorio, sottolineando, tuttavia, che ogni decisione non solo terrà conto dell'aspetto economico, ma guarderà anche al miglioramento delle prestazioni assistenziali territoriali.
«L'idea di Mancuso – spiega Colacino – è quella di creare delle postazioni intercomunali, strutturate come un pronto soccorso territoriale, dove verranno attivate la telemedicina di cardiologia, la teleradiologia e un'ambulanza». Si dovrebbe istituire pure un numero telefonico breve per consultazioni mediche. Questo, a fronte della prevista chiusura di 13 delle 60 postazioni di guardia medica nella provincia di Catanzaro. Un problema da affrontare, per Colacino, tenendo conto doverosamente della viabilità interna e della distanza dagli ospedali più vicini. E poi c'è da considerare, sempre per Colacino, che «la spesa sanitaria per guardie mediche incide sul bilancio regionale con una percentuale inferiore all'1%; bisogna puntare alla formazione dei medici delle postazioni di continuità assistenziale. Perché è da circa un decennio che non si organizza un corso per questi professionisti». La loro è una presenza importante sul territorio. Dalla quale può dipendere la vita di una persona. «Mi è capitato di ascoltare il racconto di esperienze di operatori delle guardie mediche – ha detto Colacino – da cui emerge che a ognuno di loro è capitato di salvare una vita umana. Ora, se si considera che il costo di una postazione di guardia medica si aggira intorno a 170 mila euro anche salvando una sola vita durante 365 giorni è una spesa giustificata per il gran valore della vita umana».
Il dibattito sul ridimensionamento delle guardie mediche ha visto anche gli interventi degli altri amministratori locali presenti e della rappresentanza sindacale. Si è parlato pure dei progetti che interessano il presidio ospedaliero di Soveria Mannelli. «Abbiamo un'ipotesi di progetto, che naturalmente potrà essere rimodulata – ha spiegato Mancuso – che prevede la rimodulazione di 13 postazioni, invece delle 25-30 che faranno i commissari ministeriali tra tre mesi se non mettiamo noi mano subito alla riorganizzazione sanitaria territoriale. Una rimodulazione che si rende necessaria, non tanto dal punto di vista economico quanto dell'efficienza: noi non chiudiamo postazioni per risparmiare, anzi avremo maggiori costi, ma solo perché così i servizi non funzionano, sono fittizi, perché le postazioni sono male organizzate. La novità più importante di questa ipotesi di progetto – ha annunciato il commissario – è l'introduzione del pronto soccorso territoriale, dove i medici potranno fare delle diagnosi, attraverso l'istituzione della telemedicina di cardiologia e dove si potranno effettuare degli esami ematochimici. Tutto questo grazie al grosso investimento informatico: siamo l'Azienda sanitaria che ha investito di più in informatica di tutta Italia. I punti di pronto soccorso, che saranno 16 in tutta la provincia, avranno dei satelliti, che saranno le guardie mediche poste a pochi chilometri di distanza, e un'ambulanza a disposizione che permetterà il trasporto in ospedale dei pazienti che più gravi. Vogliamo creare un sistema di centro e raggio in ogni zona – ha aggiunto il commissario – che consenta di dare risposte sanitarie vere, non false come succede oggi, dato che le guardie mediche assolvono una funzione che è in buona parte una funzione di assistenza infermieristica, cioè misurazione della pressione o consulto psicologico. Quando i medici di guardia si trovano infatti di fronte a situazioni serie, come un infarto miocardio, mandano i pazienti, giustamente, in ospedale. Questo perché il sistema e l'organizzazione delle guardie mediche non funziona, così come mancano anche le attrezzature».
«Quello che noi dobbiamo fare – ha sottolineato Mancuso – è dare dei servizi all'utenza, e cioè dare al cittadino la convinzione che quando si reca in quella postazione ottiene una prestazione di primo livello. Questa riorganizzazione non sarà a costo zero, però è necessaria perché il sistema non funziona, dato che non eroga servizi di base né di qualità. Sono convinto che queste riunioni siano utili per fare dei correttivi. Ho annotato alcune proposte dei sindaci, anche se i criteri con cui sono state individuate le soppressioni delle guardie mediche sono ineccepibili, come l'indice di natalità, di anzianità, della popolazione residente, della difficoltà orografica. Il Piano di rientro – ha aggiunto Mancuso – è una legge che obbliga, e per questo siamo in regime straordinario, a scelte che possono essere anche difficili, ma che sono necessarie. Anche perché c'è un problema economico alla base di tutto, che ha dimensioni catastrofiche. E i Comuni sono quelli che dovranno pagare il debito maggiore se la sanità non dovesse essere corretta sotto il profilo finanziario, perché aumenteranno le tasse, così come è già aumentata la benzina».
 
Fonte: gazzettadelsud.it |Archivio Notizie dal Lametino
 
 
© 2001 www.lameziaweb.biz |Terms of use |Privacy Policy |Scrivi alla Redazione |Segnala un errore |Studio Grafico Fradaweb