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Fondazone Terina, buco da 4,5 milioni ma è risanabile
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Lamezia Terme - È più in rosso di quanto si possa immaginare la Fondazione Mediterranea Terina anche dopo il cambio della guardia e l'avvento del centrodestra. Il deficit globale della creatura della Regione è di 4 milioni e mezzo. L'assicura Giancarlo Nicotera, l'avvocato lametino chiamato alla presidenza lo scorso 10 dicembre dal governatore Giuseppe Scopelliti.
Un po' di numeri sulla Fondazione?
«Appena insediati ci siamo resi conto che c'era una situazione economica assai gravosa. In questi sette mesi abbiamo dovuto concentrare il massimo dei nostri sforzi per fotografare la reale condizione contabile della Fondazione. Il revisore esterno, da noi nominato, ha esteso la sua analisi all'ultimo quinquennio».
Risultati?
«Il bilancio del 2010, tenuto conto anche dei debiti e crediti dell'ultimo lustro, certifica un saldo passivo di 3,1 milioni di euro. Ma il deficit globale negativo s'aggira attorno ai 4 milioni e mezzo di euro. Questo è quello che abbiamo trovato».
Perdite dovute a cosa?
«Ci sono state anche logiche e scelte societarie non condivisibili come quella effettuata da parte della precedente amministrazione regionale della trasformazione della società per azioni in fondazione, con l'accorpamento di tutti i debiti annessi. Il dato irrefutabile è che quasi sempre si è pensato alla mera, spessissimo non affatto oculata gestione, e non a programmazione, pianificazione e piena, giusta ed effettiva utilizzazione delle risorse umane, economiche e soprattutto scientifiche dell'ente».
L'errore qual è stato?
«Le potenzialità vere della fondazione sono state messe in secondo piano. Volendo utilizzare una metafora: ci si è trovati dinanzi ad un bicicletta dove la ricerca scientifica pedalava ma, mancando la catena, le ruote giravano a vuoto. O ancora, una macchina di grossa cilindrata che veniva tenuta in garage o al più si muoveva nel cortile di casa. Era compito della politica e di chi gestiva l'ente mettere in rete, a vantaggio della regione, le potenzialità e le risorse scientifiche della fondazione, ma questo spessissimo in passato non è stato fatto».
Come pensa di risanare i conti?
«Per il passato il debito è altissimo per cui è palese che con le entrate correnti non si può allo stato coprire quel buco. Per il futuro, aiutati anche dalle nuove normative regionali, abbiamo intrapreso una serie lunghissima di tagli agli sprechi, alle spese inutili e superflue ed ai benefit, intraprendendo una concreta azione di razionalizzazione delle risorse che, con riferimento agli ultimi due anni, ci ha portato a risparmi per quasi 850 mila euro. Alcune voci di spesa sono state completamente cancellate o ridotte, in alcuni casi, anche del 95%. Erano dispendi di denaro palesemente assurdi ed inconcepibili per un ente di ricerca».
Dovete fare i conti ogni mese con gli stipendi di 42 dipendenti.
«Il personale costa circa 75 mila euro al mese. In un anno, comprese le due mensilità extra, si spendo quasi 1,3 milioni di euro. Ma la situazione non è insanabile».
C'è quindi un piano di rientro?
«Nel giro di un paio d'anni, se tagliamo le spese superflue, riusciremo a chiudere il bilancio in pareggio. Per il debito pregresso bisognerà parlare con la Regione. Questa è una miniera d'oro non sfruttata».
Terina non è nata per dare una mano alle imprese?
«Solo ora, grazie al nuovo governo calabrese, sta trovando nell'ente fondatore la giusta e necessaria attenzione. Per ciò che concerne l'area scientifica l'obiettivo è quello di farne un'eccellenza regionale nel settore agricolo, agroalimentare ed agroindustriale, riconosciuta anche dal ministero della Ricerca con accreditamento, un braccio operativo della Regione. Nel nostro centro di ricerca, oltre a ricercatori validissimi, esiste un innovativo complesso impiantistico e di strumentazioni scientifiche altamente specializzate, anche nano tecnologiche tra cui lingua e naso elettronici combinati, presenti in pochissimi laboratori europei, in grado di produrre nuove conoscenze ed innovazione che rappresentano oggi la carta vincente per il mantenimento delle competitività del sistema economico».
Cosa sta facendo per il Centro protesi Inail?
«In pochi mesi abbiamo completato tutte le incombenze a nostro carico, consentendo la ripresa di lavori fermi da oltre cinque anni. Il presidente della giunta Scopelliti e quello del consiglio regionale Franco Talarico, dopo aver visitato la struttura, hanno avviato l'iter che porterà in tempi rapidi all'apertura del centro».
Ci sono buoni rapporti tra Terina, Asi e Lameziaeuropa? Non pensa che tre enti con diverse competenze in una sola area siano troppi, come disse anni fa Luca Cordero di Montezemolo?
«Abbiamo funzioni e compiti diversi. Noi siamo una struttura che si occupa di ricerca scientifica con respiro e dimensione sovraregionale. I rapporti tra noi e gli altri enti sono ottimi. Con l'Asi, sotto la presidenza del collega Muraca, dopo che per anni c'erano state vicende e vertenze alquanto tribolate, abbiamo intrapreso una fattiva strada comune. Tutto ciò fornisce l'esatta percezione di "una nuova aria" che ci permette finalmente di remare tutti nella stessa direzione, ottimizzando le risorse con l'obiettivo comune di migliorare la nostra terra, offrendo servizi di grande qualità e professionalità».
Ha un programma delle attività della fondazione a breve e medio termine?
«Con il progetto "Open Terina" le scuole e gli studenti calabresi potranno fare sperimentazioni e studi pratici nei nostri laboratori. Abbiamo avviato il percorso per la sottoscrizione di protocolli con alcune cooperative agricole calabresi che insistono sui beni confiscati alla mafia per essergli di sussidio e supporto nel controllo sulla qualità e sicurezza degli alimenti prodotti. Le università Luiss e Bocconi terranno i loro master post laurea nella nostra sede, in un momento di fuga di cervelli consentire alla Calabria di essere al centro di tali momenti formativi non è poco».
E poi?
«C'è l'obiettivo di aprire una foresteria con oltre 60 posti letto per far sì che Terina possa diventare un vero e proprio campus. Con l'ausilio di Regione, Comune lametino e Università di Reggio, abbiamo portato qui da noi il primo corso universitario triennale della facoltà di agraria e il prossimo ottobre avrà inizio un master di secondo livello. Entro fine anno sarà anche inaugurata la piattaforma regionale per la certificazione dei prodotti alimentari».
L'agroalimentare è il vostro punto forte?
«È in fase di riconoscimento l'accredito dalla Comunità europea per il fondo sociale, che consentirà l'avvio di una scuola internazionale per il trasferimento tecnologico nel settore agroindustriale. Poi c'è un progetto nazionale, finanziato dal Miur, per la lotta alla contraffazione dei prodotti alimentari».
 
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Autore: Gazzettadelsud.it |Archivio Notizie dalla Città
 
 
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