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18 aprile 2012
 

Grasso: «Non ho gli strumenti per il mio progetto»

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Scritto da: Redazione
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La conferenza stampa inizia qualche minuto dopo le 11. Tano Grasso arriva nella sala riunioni di Palazzo Maddamme accompagnato da molti componenti dell’Ala, l’Associazione lametina antiracket che lo ha strenuamente sostenuto nella sua avventura di assessore comunale alla Cultura. Nell’aria si avverte una forte tensione, i volti sono tirati, lentamente la saletta col busto in marmo di Napoleone si riempie di gente: assessori, dirigenti, consiglieri e impiegati comunali, esponenti delle associazioni cittadine, di quel mondo che è stata una spina nel fianco per Tano Grasso e per il nuovo corso che voleva avviare nel settore culturale.
Arrivano anche il sindaco Gianni Speranza e l’assessore Rosario Piccioni che siedono accanto a Grasso, il quale inizia la conferenza stampa e senza preamboli dichiara: «Mi dimetto. Lascio il mio incarico di assessore perché non ci sono le condizioni per proseguire la mia attività. Non ho gli strumenti idonei per realizzare il mio progetto finalizzato alla realizzazione di una nuova politica culturale».
Non ha peli sulla lingua l’assessore dimissionario che esprime giudizi negativi sul funzionamento della macchina comunale «con cui», incalza Grasso, «non c’è stata sintonia. Tra il progetto che avevamo ideato e l’apparato amministrativo dell’ente c’è stato un rapporto distonico».
Il fondatore dell’associazionismo antiracket ringrazia calorosamente il sindaco Speranza per averlo voluto nella sua squadra di governo. «Ho accettato l’incarico di assessore», afferma Grasso, «perché ritengo che Gianni Speranza sia una personalità autorevole e che rappresenti una delle espressioni più interessanti del panorama politico locale e nazionale».
L’ex assessore spiega che lo ha affascinato l’idea di poter realizzare qualcosa di veramente nuovo, cioè mettere insieme giovani e antimafia «per attivare dei percorsi dal e nel basso con i ragazzi protagonisti e non semplici fruitori d’iniziative». Con questo presupposto è nato il laboratorio teatrale “Capusutta” costituito da sessanta giovanissimi, gran parte dei quali sono di etnia rom. Tutti aspiranti attori che saranno in scena domani e lunedì al Politeama ed il 16 novembre porteranno lo spettacolo “Donne al parlamento” al Teatro Valle di Roma.
«Questo per me è un risultato eccezionale», sottolinea Grasso, «a questi ragazzi abbiamo dato un’importante opportunità di formazione umana e professionale».
Dopo il successo del teatro anche quello del festival “Trame” sui libri contro le mafie, che ha ottenuto grandi riscontri anche oltre i confini nazionali. «Ne hanno parlato i giornali d’Europa e degli Stati Uniti», rimarca soddisfatto Grasso, «il festival si farà anche se io non sarò più assessore. Le richieste di partnership, anche per altre città italiane, sono tantissime».
Poi c’è anche la rinascita di Palazzo Panariti, che dopo la ristrutturazione è diventato la casa della creatività e della arti, oltre che centro d’attività per quelle associazioni che non avevano una sede.
L’ex assessore non nasconde il rammarico per non essere riuscito ad attivare il cinema al Teatro Politeama, il laboratorio di scrittura creativa ed il caffè letterario a Palazzo Nicotera.
Doverosi i ringraziamenti alle persone che hanno creduto nel suo progetto come Martinelli e Valenti del laboratorio teatrale, i lametini Umberto Zaffina e Vincenzina Purri con le rispettive associazioni. «Persone che, insieme a molte altre», puntualizza Grasso, «hanno compreso le direttive indicate nel progetto culturale presentato nel settembre dell’anno scorso».
Speranza ringrazia l’ex assessore per il lavoro di quest’ultimo anno e mezzo e gli chiede anche di rivedere la sua decisione, di ripensarci con calma perché sono tante le iniziative messe in cantiere dall’assessorato che devono essere portate avanti. Il primo cittadino poi sottolinea: «Tano Grasso ha tutta la nostra stima e fiducia. Nella riunione di giunta, io e gli assessori lo abbiamo pregato di riflettere e di rimanere al suo posto». Speranza aggiunge: «Ci conosciamo da anni. Quando sono diventato sindaco ho creduto sinceramente che avere un personaggio, un leader come lui all’interno del governo comunale, sarebbe stata una bellissima esperienza».
Chi è
Tano Grasso è un commerciante di Capo d’Orlando (Me) che non subisce il pizzo e fonda un’associazione antiracket provocando un effetto domino nel Sud.
Un anno e mezzo faviene nominato assessore alla Cultura dal sindaco. Ieri mattina s’è dimesso per problemi col Comune e le associazioni cittadine.
Non vado via nè per l’Ama nè per Augias che è stato scorretto 
«Non mi dimetto per la polemica con l’Ama Calabria e le accuse di Corrado Augias. Certo, la vicenda ha costituito la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ribatterò presto al giornalista di “Repubblica” che ha dimostrato di essere stato poco serio e professionale non informandosi sulla reale situazione e non ascoltando la controparte». Così Tano Grasso ha risposto in maniera decisa alle critiche rivoltegli dal sodalizio di Francescantonio Pollice e del giornalista Augias, sul nuovo criterio di erogazione di fondi da parte del Comune.

L’assessore dimissionario ha affermato di considerare «anomalo» il fatto che l’Ama riceva 100 mila euro dall’amministrazione comunale per il finanziamento della sua scuola di musica. «Non trovo giusto che il Comune debba finanziare una scuola privata», ha fatto notare Grasso, «in Italia gli istituti privati vengono finanziati con altri sistemi. Questa è una convenzione che l’Ama fece con i commissari qualche anno fa. L’associazione fa bene a tutelare i propri interessi, ma la convenzione io non l’avrei rinnovata».
L’ex assessore ha detto di aver trovato una sorta di sistema cristallizzato a proposito della richiesta di contributi da parte delle associazioni. «Man mano che passavano i mesi e conoscevo le varie realtà del territorio, mi sono reso conto che erano sempre gli stessi sodalizi a ricevere dei finanziamenti da parte dell’ente comunale. In pratica si era creato una specie di monopolio che ho cercato di interrompere». Grasso voleva spezzare questo meccanismo ma non c’è riuscito. 
Maria Scaramuzzino




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