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Lamezia Terme

15 marzo 2012
 

Sequestrato il T-Hotel costruito truffando l’Europa

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Scritto da: Redazione
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Un intero albergo a quattro stelle costruito senza capitali propri ma solo con fondi pubblici. Questo vogliono dimostrare le Fiamme Gialle e la procura lametina che per mesi hanno indagato sulle operazioni della Frarima Srl, la società di cui è amministratore unico Vincenzo Parrilla, proprietaria del T Hotel.
«Non ci troviamo più davanti al sistema “prendi i soldi e scappa”, qui gli imprenditori investono usando metodi molto più sofisticati, e cresce il livello della lotta alle truffe», assicura Fabio Bianco colonnello della polizia tributaria, affiancato dall’ufficiale Salvatore Salvo. I finanzieri hanno fatto controlli incrociati e spulciato mazzi enormi di fatture prima di arrivare alla conclusione che erano gonfiate, nascondevano un raggiro allo Stato e all’Unione europeo. Alchimie contabili che avrebbero portato nelle casse della Frarima di Lamezia Terme prima 2,9 milioni di euro dall’Ue, poi altri 2 milioni di rimborsi Iva non dovuti dallo Stato. Degli altri 5 milioni di capitale di rischio neanche l’ombra.
Il T Hotel è nel comune di Feroleto Antico, lungo la superstrada “Due Mari”, alle porte di Lamezia Terme. Attivo da un paio d’anni ha un centinaio di camere, ha ospitato l’ex premier Silvio Berlusconi in Calabria per un tour elettorale, piscina interna e beauty center. Oltre ad essere indagato l’attuale amministratore Vincenzo Parrilla, costruttore lametino 65enne, ci sono anche i due ex responsabili della stessa azienda Fabrizio D’Agostino, 42 anni genero di Parrilla e direttore del consorzio Asi, e l’imprenditore cinquantenne Vincenzo Bifano, anche lui di Lamezia.
I capitani d’azienda indagati per truffa all’Ue sono in tutto nove: oltre a Parrilla, D’Agostino e Bifano, anche Gennaro Longo, Francesco Lafratta, Vincenzo Ferraiuolo, Roberto Maurizio Molinaro, Vincenzo Reto e il direttore dei lavori e progettista Francesco Maida. Sei le aziende che avrebbero emesso fatture false di fornitura per la Framar, società attiva dal 1999 con poco più di 10 mila euro di capitale sociale, che però gestiva un appalto da 10 milioni. Tutti sono accusati di truffa.
Il reato di falso s’ipotizza invece per sei dipendenti regionali: il dirigente Gianfranco Ielo, ed i funzionari Nicodemo Strancia, Daniele Patania, Ivana Fazzari, Eugenio Madeo e Ofelia Nicolina Mannucci. Avrebbero mentito nei collaudi sulla costruzione della grande struttura. Senza la certificazione dello stato d’avanzamento dei lavori non sarebbero arrivati i fondi pubblici. Come dire che i controllori della commissione di collaudo avrebbero chiuso un occhio.
Il procuratore Salvatore Vitello e il sostituto Domenico Galletta non hanno fatto richieste d’arresto, hanno mirato finora a bloccare l’albergo che comunque resta in attività essendo stato affidato ad un custode giudiziale di Roma. Da qui il decreto d’urgenza per sequestrare la struttura che, secondo gli inquirenti, stava per essere venduta. Evitando quant’era accaduto con l’immobile che ospita il commissariato di polizia lametino in Via Perugini, costruito da Vincenzo Parrilla e poi alienato alla Mercantile Leasing, una società per azioni milanese che secondo le Fiamme gialle non ha nulla a che fare con l’inchiesta. Il locatario del commissariato resta comunque la Cridapa Srl, un’altra azienda del costruttore lametino al centro dell’inchiesta.
I suoi beni da ieri sono congelati. Immobili, conti correnti bancari e beni mobili per un totale che le Fiamme gialle stimano in 18 milioni di euro. Una cifra abbastanza distante dal valore effettivo della truffa che s’aggira intorno ai 5 milioni.
Gli inquirenti escludono anche responsabilità della catena alberghiera torinese T Hotel, i cui responsabili sono finiti sott’inchiesta per bancarotta fraudolenta ma in un’indagine non collegata a quella di Feroleto Antico.
I finanziamenti per costruire l’albergo in località “Garrubbe”, davanti a un centro commerciale, furono chiesti esattamente 10 anni fa. E le indagini della procura si riferiscono al periodo che va dal 2002 al 2008. Poco dopo l’hotel è entrato in attività. Si tratta del secondo albergo sequestrato a Lamezia negli ultimi sei mesi. Il primo è stato l’Aerhotel Phelipe vicino alla stazione di Lamezia Centrale di cui è proprietario Salvatore Mazzei, un altro costruttore lametino sott’inchiesta.
L’appello
«Per evitare tutto questo c’è bisogno di una nuova consapvolezza da parte delle associazioni imprenditoriali, devono porsi loro per prime il problema della legalità fra gli iscritti». Salvatore Vitello è stato drastico affrontando la questione delle imprese inquinate.
«Quelle sane sono spesso costrette a chiudere battenti per la concorrenza sleale». Il procuratore spiega: «Qui non c’è solo macelleria mafiosa: da un lato ci sono le aziende compromesse con le cosche, altre che permettono agli ‘ndranghetisti di servirsi senza pagare, altre ancora fanno da società cartiere firmando fatture false, infine ci sono quelle create per essere svuotate e non far trovare nulla ai creditori dopo il fallimento».
Infine la domandadel procuratore Vitello: quanta occupazione è stata creata in città con fiumi di finanziamenti pubblici in tutti questi anni? E la sua risposta: zero. In questa città c’è un dinamismo commerciale e industriale ma poi vengono fuori tecniche raffinate per ottenere fondi in modo fraudolento».
Vinicio Leonetti




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