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Lamezia Terme

27 novembre 2012
 

Lamezia Terme ore 15: scoppia una bomba in un ristorante del centro

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Scritto da: Redazione
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Danni pochi. I poliziotti parlano di un grosso petardo, ma era una bottiglia con circa 200 grammi di polvere da sparo scoppiata in una pizzeria del centro. Quello che preoccupa di più è l’orario: alle 15 in una strada trafficatissima come Via Marconi. Dietro il ristorantino un asilo nido, accanto la Chiesa della Pietà. Il grande Cristo dipinto in alto sulla chiesa avrà visto tutto, così come la statua della Madonna sul retro della pizzeria, con i fiori freschi ai piedi.
Una fedele in preghiera dopo aver sentito il gran botto si chiede quanta paura possano avere avuto i bambini dell’asilo. Lo stesso don Leone, parroco alla Pietà, esce fuori per scambiare due parole col commissario Antonio Borelli che dirige le operazioni dopo il botto. Ed in serata ha esaminato i video registrati dalle telecamere nei dintorni.
Soltanto ventiquattr’ore prima in città era scoppiata un’altra bomba sotto la porta dello studio fotografico Ventura a due passi dalla Madonnina. Cinquecento metri più a Est del botto di ieri. Dietro la pizzeria c’è un’agenzia immobiliare, saltata in aria qualche anno fa. Ed un negozio in Via Duca d’Aosta dove c’è stato un morto ammazzato quattro anni fa. Scendendo giù verso il Tribunale c’è la strada di un altro attentato, Via Turati, aprile 2006, con l’omicidio di un giovane ucciso mentre aspettava suo padre che era andato da un avvocato.
Una mappa di sangue e di morte in pieno centro, episodi che spesso non hanno una spiegazione precisa, ma tante chiavi di lettura. Così com’è accaduto ieri quando poco prima delle 15 qualcuno ha strappato il tendone di un gazebo attaccato alla pizzeria “La Furfantella” per infilarci dentro la bomba fabbricata in casa. Il ristorante era stato chiuso poco prima dal gestore, tenuto d’occhio da chi ha compiuto l’attentato. Lo scoppio non doveva servire per danneggiare il locale, che era stato incendiato un paio d’anni fa quando il gestore era diverso, ma soltanto per intimidire.
Usura o pizzo? Il commissario di polizia Borelli cerca una risposta che forse non ci sarà. Il mese scorso il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci è andato in giro per il centro a chiedere ai commercianti di Lamezia: «Lei il pizzo lo paga?». Risposte negative, in molti si stringevano nelle spalle e infilavano la testa dentro il collo, alcuni tentennavano. Accanto al prefetto la presidente della federazione nazionale antiracket Maria Teresa Morano, figlia di un imprenditore della Piana di Gioia Tauro che non ha ceduto al pizzo.
In città e nei dintorni s’incendiano auto e si fanno scoppiare bombe anche per fatti che con la ‘ndrangheta non hanno nulla a che fare. Almeno direttamente. Ci sono mogli tradite che bruciano l’auto del marito per vendetta, ragazzi che non pagano gli spacciatori provocando ritorsioni nei confronti dei loro padri, uomini che si contendono donne con sistemi incivili, adolescenti che vanno a scuola col coltello in tasca.
Ecco perchè una bomba che scoppia in pizzeria a Lamezia può non corrispondere all’equazione con il clan di turno che controlla la zona. Si tratta comunque di un’azione partita da chi ha un’idea di ‘ndrangheta nella testa pur non avendo la tessera di una cosca. Proprio ieri, mezz’ora prima dello scoppio alla “Furfantella”, era finito un incontro nella grande hall del tribunale contro la chiusura annunciata dal decreto che taglia i palazzi di giustizia più piccoli. Sarebbe la fine di un presidio di legalità in una città che scoppia di mafia. Vinicio Leonetti


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